Art.18, il totem misterioso: il valore delle certezze e la ricetta di Draghi








        (di Corrado Chiominto  - @CChiominto - per DentroLeCose.blogspot.com)

      Un totem. L’articolo 18 e’ un totem ideologico. Così l’ha definito il premier Matteo Renzi.  Basta aver visto qualche film di cow boy e indiani o aver letto i fumetti di Tex Willer per ricordare che spesso i totem avevano due facce. Non sempre uguali. Così a Renzi che dice ‘’è un totem ideologico, inutile discuterne adesso”, si contrappone un ministro della maggioranza, Ncd, Maurizio Lupi, che dice ‘’è un totem, sarebbe meglio modificarlo’’. Di certo la battaglia si scalderà presto, prima della legge di Stabilità. Già in settimana riparte il dibattito in commissione Lavoro e presto il provvedimento approderà in aula al Senato. La riforma punta a diventare legge prima della fine dell’anno.
    Ecco allora una piccola mappa ragionata delle cose da sapere.

   ART.18. NON RIGUARDA TUTTI: L’articolo 18 dello statuto dei lavoratori (LEGGE 300 DEL 1970) e’ la norma che regola le modalità di licenziamento di singoli dipendenti e in particolare regola il caso di licenziamento illegittimo di un lavoratore. Fissa limiti e diritti ai licenziamenti  prevedendo eventualmente il reinegro o un indennizzo. Non si applica alle unità produttive con  meno di 15 dipendenti (5 se agricole). (lo statuto dei lavoratori)

    E’ GIA’ STATO DEPOTENZIATO: La riforma Fornero per la parte relativa al Lavoro ha cancellato due anni fa il reintegro automatico per alcune tipologie di licenziamento, prevedendo un’indennità risarcitoria sui licenziamenti per motivi economici e restringendo le possibilità di scelta del giudice sui licenziamenti disciplinari richiesti per giusta causa o per giustificato motivo:  dovrà in questi casi tener conto di quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro dei singoli settori. Resta nullo, invece il licenziamento discriminatorio, deciso per ragioni di credo politico, fede religiosa o attività sindacale.(qui qualche dettaglio in più)

     L’IMPATTO REALE: Le ultime stime sono state date, a grandi linee, proprio dal premier Matteo Renzi. Le cause di lavoro che fanno riferimento all’art.19 sono state circa 40 mila e l’80% dei casi viene risolto con un accordo. Vanno invece a sentenza circa 8.000 casi: in circa 3.500 casi vince l’azienda, in 4.500 casi il lavoratore. Di quest’ultimi sono i 2/3 prevedono il reintegro. ‘’Riguarda quindi circa 3.000 casi’’, sostiene Renzi. Ma i diritti - è la regola generale - si tutelano ''al margine'', cioè dove il comportamento si trasforma da legittimo a illegittimo. Tutelare quei pochi significa dare diritti a tutti gli altri. Dall'altra parte più di uno studio ha messo in risalto che una maggiore flessibilità in entrata e uscita dal mondo del lavoro favoriscano l'occupazione. Ma l'Italia ha le sue regole. La legge Biagi (con la flessibilità in entrata) ad esempio non ha prodotto i risultati sperati, anzi ha prodotto un'ampia fascia di precariato.

     IL VERO CONFLITTO, IL VALORE DELLA CERTEZZA: In realtà, proprio dalle cifre fornite dal premier, emerge la possibile lettura bifronte dell’art.18. Di fatto riguarda 80 mila cause e non sono poche.  Da una parte i lavoratori e dall’altra i datori di lavoro rivendicano il diritto ad avere certezze. Questo è vero per i datori di lavoro che, affrontando una causa di lavoro per art.18 non possono prevedere i costi che dovranno sopportare (e per questo chiedono che ci siano degli indennizzi fissi e non il reintegro) e temono il rischio di dover riprendere un lavoratore riportando all’interno della propria azienda una conflittualità che si dilata nel tempo. Dall’altra, inutile dire, l’effetto reale di ‘’garanzia’’ per i dipendenti va ben oltre il numero delle cause: l’effetto deterrente dell’art.18 non è misurabile ma certamente serve a dare certezze di prosecuzione dell’impiego al lavoratore. E questo – anche se nessuno ne parla – è elemento che favorisce la crescita e i consumi (che ora invece languono).

     COME E’ RIPARTITO IL DIBATTITO: La presentazione di un progetto di riforma del mercato del lavoro ha di fatto rilanciato l’idea di una possibile modifica all’art.18. Il governo aveva prospettato un riordino delle forme contrattuali e l’introduzione – ma con tempi adeguati all’avvio di una sperimentazione – del contratto unico a tutele crescenti. In pratica l’assunzione di giovani senza le sicurezze dell’art.18 solo nel momento iniziale, ma con un aumento progressivo delle garanzie rispetto a licenziamenti illegittimi con il passare del tempo.

     CHI SOFFIA SUL FUOCO: Se l'art.18 e' un totem a rullare i tamburi erano nel passato i sindacati. Ora invece gli imprenditori. Ovviamente una riforma del mercato del lavoro è un’occasione unica per modificare l’art.18. Confindustria l’ha capito subito e il 21 maggio, in un incontro con il ministro del lavoro Poletti, senza nominare espressamente l’art.18, ha chiesto al governo di avere ‘’il coraggio di rivedere il contratto a tempo indeterminato’’ e anche le regole anacronistiche del settore, compresa la disciplina dei licenziamenti.
    Solo Domenica il presidente Squinzi ha rilanciato l’idea di un contratto unico ma senza la formula delle tutele crescenti, sottointendendo che non va bene nemmeno una graduazione di crescita di garanzie.  Nell’’intervento alll’assemblea di Confindustria, invece, Squinzi non ha proprio toccato il tema ma chiesto solo la riforma dei contratti. Il messaggio più forte? La richiesta di legare i salari ai risultati aziendali. Una richiesta che ora viene anche dal governatore della Bce Mario Draghi.
     Odore di bruciato, comunque, hanno sentito anche i sindacati. Il segretario Cgil Susanna Camusso in una intervista all’Espresso ha parlato di ‘’autunno caldo’’ e il più tranquillo segretario Cisl, Raffaele Bonanni, sollecitato sul tema non è i indietreggiato, ricordando invece che ci saranno molte iniziative sindacali.
    Insomma, si rischia di nuovo il muro contro muro.

      - LA RICETTA DI DRAGHI:  A Jackson Hole il messaggio che ha conquistato il titolo di prima pagina riguardava la flessibilità sui conti. Ma l'intervento era centrato sull'occupazione, ovviamente in chiave europea e non solo italiana. Draghi ha chiesto misure che: consentano una rapida riallocazione dei lavoratori riducendo il periodo di disoccupazione (la riforma del collocamento è prevista dal progetto di riforma di Renzi) ; permettano una maggiore differenziazione salariale avvicinando i 'contratti' al territorio e alle diverse aziende (è quello che chiede fortemente Confindustria) ; riducano le rigidità del mercato (un accenno troppo sfumato per pensare all’art.18) ; favoriscano una maggiore qualità della forza lavoro, attraverso l'istruzione prima e la formazione continua dopo. Il vero nodo, per far crescere l’economia, ha spiegato e’ la creazione di lavoro di qualità e una maggiore flessibilità nei salari.(la ricetta di Draghi-l'intervento integrale a Jackson Hole)

     - LA RIFORMA IN ARRIVO, IL JOBS ACT: Il provvedimento di Renzi, il Jobs Act, è contenuto in sei articolo del disegno di legge delega. Il primo riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali, si punta a rendere Universale l’Aspti (l’assegno per la disoccupazione involontaria) con l’estensione ai lavoratori che ora non son otutelati. Anche ai Co.co.co (esclusi amministratori e sindaci). Il secondo prevede una delega per attuare servizi per il lavoro e politiche attive (è uno dei punti della ricetta Draghi). C’ è poi la delega in materia di semplificazione per l’assunzione. L’art.4 è quello che prevede il riordino delle troppe forme contrattuali, per evitare anche abusi (come le finte partite Iva). E’ questo che dovrebbe prevedere il contratto unico a tutele crescenti e sul quale si preannuncia battaglia per la modifica dell’arti.18. Si sono poi le norme per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (con la maternita’ e un tax credit per le mamme, che potrebbe però essere finanziato – questa era l’ipotesi iniziale, ora sfumata - con una riduzione della detrazione per il coniuge a carico).(Il testo del ddl delega Jobs Act all'esame del Senato;  il dossier dei tecnici del Senato che ne illustra i contenuti)

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